Archivi categoria: Luglio 2015

La differenza? Borca differenzia!

Con un buon 65% di raccolta differenziata, Borca entra  ufficialmente a far parte dei comuni “ricicloni” d’Italia. Riconoscimento importante per una località turistica dove la popolazione fluttua tra le poco più di 800 sino a oltre 1850 persone nel picco agostano. Bravi i residenti che con impegno si sono adeguati alla nuova regolamentazione; bravi gli ospiti, rispettosi della normativa; bravi tutti gli enti coinvolti (in primis l’Unione Montana della Valle del Boite, gestore nonché mente organizzatrice del servizio e, a seguire, Aimeri, addetta alla raccolta), sino alle amministrazioni comunali, interfaccia del cittadino nel raccogliere osservazioni e problematiche. “Sì, siamo contenti per questo risultato” commenta Bortolo Sala, al secondo mandato consecutivo di sindaco, nonché presidente dell’Unione Montana Valle del Boite, “ma è anche vero che siamo un po’ fermi: vogliamo e dobbiamo migliorare per andare oltre la soglia raggiunta”. Quel 65%, dunque, non basta, si deve differenziare di più per portare meno rifiuti in discarica; in buona sostanza, produrre rifiuti “migliori” e, quindi, pagare alla Regione un’ecotassa inferiore. Attenzione, lo scarto è tutt’altro che da sottovalutare: differenziare al di sotto del 50% comporta che ogni tonnellata di secco conferita in discarica costi ben 25 euro, a fronte dei 16,78 sul differenziato dal 50 al 65%. Premiati gli “attenti” che si piazzano sopra il 65%, meritevoli di una tariffa di 7,75 euro a tonnellata. Borca ha raggiunto la – a questo punto – ragguardevole percentuale che fa scattare il – chiamiamolo – bonus. Differenziare, dunque, non è poi così difficile e complicato, anche a fronte dei risultati raggiunti dagli altri Comuni della Valle. No, non lo è. Tutto il servizio di raccolta è strutturato in maniera tale da accogliere qualsiasi tipo di rifiuto, oggetto, materiale da eliminare. Alla raccolta porta a porta settimanale, riservata a organico, secco indifferenziato, plastica, vetro-lattine e carta, si affianca l’ecomobile, che una volta al mese sosta in ciascun comune dell’Unione per ritirare piccoli elettrodomestici, pile esauste, oli e vernici, mentre ramaglie e ingombranti vengono ritirati a domicilio
previa prenotazione telefonica.    continua…

di Barbara Pezzolla

Hai voluto la ciclabile? Pedala!

in un territorio come il nostro, con un’economia in forte flessione e un futuro incerto all’orizzonte, urgono alternative da percorrere per rinvigorire o rinnovare l’offerta turistica. Bisogna abbandonare la pista consolidata del mero turismo invernale, incentrato sullo sci ed orbitante attorno alla stella (cadente?) di Cortina, per valorizzare a pieno ciò che anche altre realtà della Valle del Boite possono offrire.
A quanto pare, gli unici poco consapevoli di vivere all’interno di un’area considerata patrimonio mondiale dall’Unesco sono proprio gli stessi abitanti! In tale scenario di evoluzione, con la riscoperta del turismo sostenibile fatto di ospitalità diffusa, bed and breakfast e con un generale abbandono degli alberghi pluristellati, in virtù di una ricerca della semplicità e della piccola quotidianità – scelta dettata anche dalla minor disponibilità economica –, serve identificare un fil rouge che possa unire idealmente tutti i paesi del Cadore (e non solo!). E se quel filo conduttore fosse già presente sul territorio, sotto gli occhi e… le ruote di tutti? Eccolo lì, a disposizione di turisti, albergatori e residenti: la pista ciclabile delle Dolomiti, la “Lunga Via”, capace di fornire nuove risposte alle nuove domande della richiesta turistica. Al proposito, si è tenuto a Valle di Cadore un incontro pubblico sul tema “Il turismo sostenibile nelle aree montane”, promosso dall’associazione Cadore SCS. In quella sede si sono susseguiti gli interventi di vari esperti, desiderosi di promuovere una realtà ancor poco sviluppata.  continua…

di Michele Moretta

TRASPORTI: SI VA VERSO IL BIGLIETTO UNICO

Sul fronte del trasporto pubblico si prospettano importanti, buone nuove. E’ stato avviato il processo che porterà all’introduzione del biglietto unico e alla tariffa unica regionali per l’utilizzo di tutti i vettori di trasporto pubblico locale, compreso quello ferroviario. In sostanza, la Regione Veneto, oltre a questo pacchetto di novità, aggiunge anche la volontà di voler concordare con Trenitalia una serie di variazioni all’orario cadenzato, viste le richieste giunte da gruppi di pendolari e comitati, per ottimizzare sempre più i positivi risultati finora acquisiti in termini di puntualità e disponibilità di convogli. Il Presidente della Regione, Luca Zaia, ha voluto evidenziare come giungano così a compimento alcuni importanti impegni che aveva “assunto con i Veneti e le decine di migliaia di pendolari che ogni giorno prendono un treno o un bus per andare a lavorare”: maggiore qualità del servizio, più informazioni. Previsto è anche l’acquisto di sette locomotive diesel da destinare al potenziamento dell’offerta sulle linee non elettrificate. continua…

di Nives Milani

Extraurbano sarà lei!

E’ difficile da immaginare, ma si possono trovare spunti interessanti leggendo il tariffario della DolomitiBus, la nostra azienda di trasporto. Partendo dal centro di S. Vito in direzione Cortina, la tariffa è di 1,80 euro, ma se ci spostiamo di 300 metri più a sud, davanti all’ufficio informazioni, il prezzo diventa di 2,30 euro, sicuramente un’anomalia. Scopriamo però che partendo da Borca paghiamo sempre 2,30 e se ci spostiamo a Vodo la tariffa rimane invariata: vien da pensare che il tragitto Borca e Vodo sia gratuito, ma una spiegazione c’è: siamo utenti “extraurbani” e San Vito è tagliata in due dalla fascia chilometrica del tariffario. Alla domanda del turista: “Un biglietto per Cortina” segue quella del rivenditore “Dove sale?”. La controrisposta in genere è “Perché, le interessa?”, in un dialogare tra l’incredulo e il grottesco, coinvolgendo in maniera pesante le amministrazioni locali, la Provincia, la Regione, il Governo, la Comunità europea e chi più ne ha, più ne metta. continua…

di Aldo Panciera

A. Buzzo: da Sindaco a (quasi) consigliere regionale

Sindaco, Presidente dell’Unione dei Comuni, Consigliera regionale. Alessandra Buzzo in poco meno di un anno ha scalato la vetta… O almeno così sembrava, fino a domenica 13 giugno, quando avevo consegnato alla redazione questo articolo. Che poi ho dovuto in fretta aggiornare perché la pasticciata legge sulle elezioni regionali ha modificato a più riprese la composizione del nuovo Consiglio del Veneto. Ed altri ricorsi sono annunciati, vedremo.
Non cambia comunque il senso di quanto volevo scrivere, ovvero richiamare l’attenzione su un personaggio pubblico come Alessandra Buzzo, sul suo stretto legame con il territorio e la sua gente, e sulla presentazione che fa di sé su Facebook. Che a mio avviso sono elementi interessanti da analizzare, indipendentemente dal ruolo che la Buzzo andrà a ricoprire nei prossimi mesi.
Scrivevo dunque che, se per la carica di sindaco di Santo Stefano di Cadore la riconferma era scontata (un anno fa, accanto alla sua, c’era solo una lista civetta, allestita per evitare il rischio della mancanza del quorum), per la presidenza dell’Unione montana Comelico e Sappada la strada è stata più lunga ed impervia, anche perché si trattava di rimettere in discussione equilibri sedimentati negli anni. continua…

di Stefano Vietina

Comune unico in Valboite? Parola ai Sindaci

Vocazione al martirio. E’ la definizione che qualcuno dà della spinta che porta a candidarsi comeprimo cittadino di un Comune. Esagerazione? Può darsi; di fatto, il mestiere di sindaco è sempre difficile e paradossalmente sembra complicarsi ancora di più in proporzione inversa alla dimensione del Comune:
più piccolo è il contesto e meno, in certi casi, si riesce ad arrivare a capo delle difficoltà. Perché lì il rapporto con problemi e persone è diretto e più problematico: il sindaco ha un nome e un volto noti a tutti, diventa necessariamente immediato punto di riferimento di responsabilità e questioni irrisolte. E poi ci sono il legislatore, che ci mette del suo, spesso con superficialità e inefficacia, o le difficoltà di interlocuzione coi livelli superiori a rendergli la vita molto più difficile di quanto già lo sia per via della crisi economica e di quelle casse comunali preda di ragnatele sempre più fitte.
Per fare il sindaco occorrono, insomma, delle doti speciali che però non tutti hanno o, pur avendole, non hanno il coraggio di mettere al servizio della comunità: capacità di ascolto, pazienza, simpatia, empatia, carisma, senso pratico, intuito, intraprendenza, capacità organizzative, attitudine al comando e alla sintesi, dedizione, amore per il paese e, forse, un tantinello di ambizione: non certo quei compensi da capogiro, che, per venire a noi, vanno dai 700-800 di Borca e Vodo, ai 1000 euro che impinguano mensilmente il portafoglio del sindaco di San Vito. Ma, soprattutto, occorre avere un progetto, un’idea, la propria idea di comunità… continua

di Giorgio Torri e Sabrina Menegus

SERENISSIMI PIFFERAI… ma i topi affogarono

Chissà dove saranno tra cinque anni, alla vigilia delle prossime elezioni, i candidati alla presidenza della Regione che in campagna 2015 hanno battuto il Veneto in lungo e in largo, promettendo autonomia a fette in tutte le varianti, dalla specialità all’indipendenza.
Sarebbe bello poterli riunire, e chiedere loro che ne è stato dei solenni impegni assunti un po’ dappertutto. A Belluno, in particolare, nervo scoperto del Veneto figlio di un dio minore: dove un teatro comunale gremito li aveva visti esibirsi agli inizi del maggio scorso. Senza peraltro tributare loro soverchi applausi, come riferiscono le puntuali cronache della serata: perché quell’ora e mezza di confronto era apparsa piena di fumo. Come sempre e come dovunque. Un politico è uno capace di promettere un ponte anche dove non c’è un fiume, spiegava uno che se intendeva bene come Nikita Kruscev. In Italia sono pronti a promettere che faranno il ponte, il fiume e magari pure un parco intorno; ma rimane puntualmente il deserto. Il risultato elettorale ha confermato la validità dei sentimenti dei bellunesi, estendendoli all’intera regione: quasi metà dei veneti hanno preferito restarsene a casa, respingendo in blocco un’offerta elettorale pure nutrita come non mai, potendo contare su sei candidati presidenti e diciannove liste.
continua…

di Francesco Jori