Archivi categoria: Marzo 2015

Il paesaggio montano e la percezione degli ambienti prioritari: le praterie alpine

La maggiore delle ricchezze di ogni valle montana è indubbiamente rappresentata dalla natura. L’ambiente alpino, infatti, si articola in una immensa varietà di elementi che ne compongono il patrimonio,
siano essi di valenza paesaggistica, ecologica, ambientale o anche economica. Molte sono le porzioni che lo strutturano, differenziate per quota, versante, antropizzazione, vegetazione: dal fondovalle, con i suoi ampi prati, ai boschi di conifere o latifoglie, ai macereti, alle guglie rocciose, innumerevoli sono gli ecosistemi che trovano la propria sede in una moltitudine di ambienti caratterizzati da altrettanti microclimi. Tra gli ambienti più pregiati (e fragili) spiccano le praterie alpine, che rappresentano un bacino di risorse poco evidenti agli occhi dell’escursionista o del frequentatore occasionale, ma di estremo valore naturalistico, storico e antropologico per l’osservatore più accorto. Sovente sottoposte a vincoli di tutela (SIC, ZPS, Rete Natura 2000), le praterie alpine raccolgono al proprio interno un grado elevatissimo di biodiversità, soprattutto se si considerano le comunità ecologiche e le tipologie genetiche floristiche censite….              continua…

di Sabrina Menegus

COMUNE UNICO? VADE RETRO!

Cooperativa di Cibiana, ore 11.45 di un giorno qualsiasi:
“Buongiorno, Mario, posso chiederle cosa pensa dell’unione dei Comuni? Secondo lei sarebbe una cosa positiva, un’opportunità per Cibiana?”. “Ma non scherziamo! Finiremmo per essere l’ultima ruota del carro: i paesi limitrofi sono tutti più grandi e noi saremmo penalizzati!”. Riproviamo con una signora, Teresa, che non ha un attimo di esitazione: “Opportunità? Non penso proprio! Ragazza mia
(sic!), non ti sei accorta che Cibiana è lontana da tutti gli altri paesi per caratteristiche, posizione, modo di essere?”.
Cambio luogo: ore 13, davanti alle scuole, per un mini-sondaggio tra i genitori che aspettano i figli e coi quali, per ragioni d’età, l’approccio è più immediato. Stessa domanda, che all’inizio, forse perché inattesa, non trova risposta, finché una mamma: “ Non se ne parla proprio… sarebbe una cosa terribile per noi!”.
Un’altra le fa eco: “È già difficile andare avanti così, i soldi per le amministrazioni sono pochi e se ci uniamo ad altri paesi, tutti con più abitanti del nostro, ci rimangono le briciole!”…    continua…

di Fiammetta De Zordo

Il treno dell’indifferenza

L’autore, Roberto Tabacchi, percorre attento e documentato i cent’anni che ci separano dall’entrata in servizio della linea ferroviaria Belluno-Calalzo. Oltre che descrivere con dovizia terminologica mezzi, vetture, vagoni, ausili di sicurezza, viadotti, gallerie e tanti altri tasselli dell’evoluzione ferroviaria, Tabacchi si sofferma, come fossero stazioni intermedie, anche sulle vicende esterne allo scenario ferroviario: avvenimenti e riflessioni che aiutano a comprendere i legami che accomunano la piccola storia ferroviaria ai mutamenti politici, economici e sociali del nostro lembo di terra periferica. Ma soprattutto, si coglie un’attenzione all’involuzione che ha determinato il declassamento della linea ferroviaria a ramo secco, con conseguenti chiusure che si sono ripetute e protratte nel tempo e, ogni volta, giustificate da ragioni tecniche di sicurezza, che mascherano una volontà di chiusura definitiva…   continua…

(g.c.)

CHIUSURA ESTIVA DEI PASSI DOLOMITICI

Passi dolomitici chiusi non solo ai mezzi pesanti, alle auto, ma anche alle moto, alle vetture d’epoca: in pratica, a tutti i mezzi motorizzati, eccetto quelli di servizio. Accadrà dalla prossima estate, secondo quanto annunciato e anticipato dalla Provincia autonoma di Bolzano, a fasce orarie specifiche e con poche finestre di libero accesso. Una decisione che ha sortito allarmismo in provincia di Belluno, soprattutto tra gli operatori già alle prese con un carico elevato di problematiche. L’eventuale stop al traffico sui passi dolomitici, posto in essere dalla Provincia di Bolzano, pare non trovare analogo supporto decisionale da parte trentina che, dal punto di visto del territorio, è quanto mai anch’essa competente.
Come lo è Belluno del resto. Il conflitto è acceso…    continua…

di Nives Milani

Umberto Eco: “Caro nipote, studia a memoria”

Caro nipotino mio,
non vorrei che questa lettera natalizia suonasse troppo deamicisiana, ed esibisse consigli circa l’amore per i nostri simili, per la patria, per il mondo, e cose del genere. Non vi daresti ascolto e, al momento di metterla in pratica (tu adulto e io trapassato) il sistema di valori sarà così cambiato che probabilmente le mie raccomandazioni risulterebbero datate. Quindi vorrei soffermarmi su una sola raccomandazione, che sarai in grado di mettere in pratica anche ora, mentre navighi sul tuo iPad, né commetterò l’errore di sconsigliartelo, non tanto perché sembrerei un nonno barbogio ma perché lo faccio anch’io. Al massimo posso raccomandarti, se per caso capiti sulle centinaia di siti porno che mostrano il rapporto tra due esseri umani, o tra un essere umano e un animale, in mille modi, cerca di non credere che il sesso sia quello, tra l’altro abbastanza monotono, perché si tratta di una messa in scena per costringerti a non uscire di casa e guardare le vere ragazze. Parto dal principio che tu sia eterosessuale, altrimenti adatta le mie raccomandazioni al tuo caso: ma guarda le ragazze, a scuola o dove vai a giocare, perché sono meglio quelle vere che quelle televisive e un giorno ti daranno soddisfazioni maggiori di quelle on line. Credi a chi ha più esperienza di te (e se avessi guardato solo il sesso al computer tuo padre non sarebbe mai
nato, e tu chissà dove saresti, anzi non saresti per nulla). Ma non è di questo che volevo parlarti, bensì di una malattia che ha colpito la tua generazione e persino quella dei ragazzi più grandi di te, che magari vanno già all’università: la perdita della memoria…    continua…

di Umberto Eco

La chiesa di Corte di Cadore tra terra e cielo

Una guglia svetta tra il bosco, sopra Borca di Cadore, a segnare un luogo sacro e insieme il fulcro del villaggio voluto nel 1954 da Enrico Mattei, Presidente dell’ENI, per le vacanze dei propri dipendenti. All’architetto Edoardo Gellner affida la progettazione delle seicento abitazioni, degli spazi sociali e delle infrastrutture per quella nuova comunità nella frazione di Corte di Cadore.
Nel settembre del 1956 Gellner decide di affrontare il progetto più importante, quello della chiesa, chiedendo la collaborazione a Carlo Scarpa, la cui amicizia risale al tempo degli studi allo IUAV di Venezia. Comincia così un susseguirsi di incontri a Cortina e a Venezia: schizzi, disegni, discussioni, una “avventura” che porta alla creazione di un edificio straordinario che dialoga con il paesaggio, si raffronta con le vette circostanti, si fonde con la natura e, al tempo stesso, si eleva irresistibilmente verso il cielo.
Scorrendo i disegni di Scarpa e leggendo gli appunti di Gellner, sembra di poter vedere pian piano il progetto che prende
forma: le discussioni sui materiali, sulla forma degli elementi di raccordo o decorativi, sulle colonne che si trasformano in pilastri, sui costoloni che divengono capriate, sulle aperture alla luce… continua..

di Alessandra Cusinato

CORTINA, ESCI DAGLI STEREOTIPI!

Quando si pensa a un qualsiasi luogo, si tende a presupporne le caratteristiche, anche se si tratta perlopiù di generalizzazioni, di “rappresentazioni mentali” riguardanti aspetti naturalistici, culturali, economici, antropologici e quant’altro: nell’immaginario collettivo, infatti, esistono degli stereotipi di cui facciamo quotidianamente uso. Non diversamente per Cortina d’Ampezzo: col nascere del turismo, il nome è stato associato all’ambiente naturale e allo sport. Ma la specificità e la qualità del prodotto che rappresenta hanno originato una selezione nella clientela, poiché, in una libera economia di mercato, una forte richiesta di fronte a una ridotta offerta produce un aumento dei prezzi….      continua…

di FrancaMente